Miley Cyrus parla di Something Beautiful e salute mentale: "Non ho più bisogno di compiacere"




Ho detto sì così tante volte che alla fine non avevo più niente da dare

Miley Cyrus non è più la bambina prodigio in parrucca bionda, né la bad girl che lecca martelli o canta nuda su una Wrecking Ball. O forse lo è ancora, ma ha capito che non deve più provarlo a nessuno.

Nell’ultima intervista concessa a Good Morning America, in occasione dell’uscita del suo nuovo progetto Something Beautiful, Miley appare serena, centrata, e incredibilmente chiara su una cosa: basta tour, basta compromessi, basta dire sì per sopravvivere.


Miley Cyrus è stanca di fare la scimmietta da palcoscenico


La performance ti dà una botta di dopamina… ma poi?

Miley ammette che l’idea di salire su un palco per un tour mondiale oggi le provoca più ansia che eccitazione.

So che posso farlo. Potrei cantare per ore e ballare tutta la notte… ma non voglio. Non mi interessa più. Dopo uno show sono vuota. È come una scarica di dopamina, poi arriva il vuoto più totale

Un’analisi lucida, quasi clinica, di cosa significhi vivere perennemente per gli applausi. Una dinamica che l’ha portata - nel suo passato Disney, country, pop e rock - a compiacere tutti, sempre, fino ad annullarsi.

Per anni ho messo il mio benessere nelle mani di tutti tranne che delle mie. Ora ho imparato che non devo più farlo


“Something Beautiful” è una cena di famiglia, non un album da hit da classifica

Altro che singolo estivo: Miley parla del disco come di un’esperienza intima, un album da ascoltare come una cena della domenica, con lacrime, comfort food e conversazioni vere.

È come una cena cucinata con amore: non è fast food. Non è da consumare al volo. È qualcosa da vivere con qualcuno.
Il disco, dice lei, è profondamente personale. Un omaggio all’amore, alla perdita, all’amicizia e alla forza delle relazioni autentiche. Un progetto che non ha bisogno di fare numeri, perché ha già un’anima.

Ho fatto un album pieno di emozioni vere. Alcune canzoni mi fanno ancora piangere

Una voce ruvida, queer, indomabile


Miley ha sempre avuto un rapporto speciale con la sua voce, spesso definita "maschile", "rotta", "ruvida".

La mia voce è come un'impronta digitale. È unica. Non posso cantare tutto, ma posso cantare me stessa
In un’epoca in cui l’autotune appiattisce tutto, la sua voce spezzata diventa una dichiarazione di esistenza. E anche una forma di protezione:

Non posso permettermi di danneggiarla. È il mio strumento, il mio suono. Non lo svendo più

Due giorni fa è uscito (quasi in silenzio) anche il videoclip di Walk of Fame, traccia disco anni ‘80 che profuma di Studio 54, brillantini e tristezza patinata.


Nel frattempo anche la sorella minore, Noah Cyrus, ha rilasciato un disco che è l’esatto opposto: cupo, tossico, ultraromantico e devastato. Un dualismo perfetto. Due figlie dello stesso mondo storto. Due prodotti di un’industria che ti consuma finché non impari a dire basta.


Miley oggi è libera, lucida, e se ne sbatte

Non cerca la tua approvazione.

Non ha bisogno della tua playlist su Spotify.

Non vuole più essere un personaggio. Ora è una persona.

E per noi, questo è davvero “Something Beautiful”.