Da Alain Maurice Louis René Tap a Peki D’Oslo, ad Amanda Lear: La Verità sull'Icona della Trasformazione
La Nascita di un'Artista a Parigi: Da Amande a Peki
Alla fine degli anni '50, un giovane Alain si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna e la trova nella vibrante scena dei locali notturni di Pigalle. Intorno al 1958, a 19 anni, entra a far parte della celebre compagnia di artisti en travesti de Le Carrousel de Paris, un locale all'avanguardia che era un punto di riferimento per la nascente comunità transgender europea.
Inizialmente, adotta il nome d'arte Amande, ispirato a Sant'Amando di Bordeaux, il cui onomastico cade proprio il 18 giugno. Fu poi l'impresario del Carrousel, suggestionato dal film di successo dell'epoca "Sayonara" e da un'associazione esotica con le sue origini, a coniare per lui il nome che lo renderà famoso nell'ambiente: Peki D'Oslo. Un mix tra Pechino ("Pékin") e un tocco nordico: nasce così un’identità esotica e misteriosa.
Il "Carrousel de Paris" non solo lanciava i suoi artisti, ma ne commercializzava la trasformazione. Come testimoniano i programmi di sala dell'epoca, era prassi comune presentare le artiste con una grande foto in scena e, in un angolo della pagina, una piccola foto-tessera di come apparivano "prima", in abiti maschili. Questa pratica è documentata proprio per Amanda. Esistono pagine dei programmi che la presentano sia con il suo primo nome d'arte, "Amande", sia con quello più celebre di "Peki". In entrambi i casi, nell'angolo figura la stessa foto di un giovane ragazzo bruno: Alain Tap.
In questi anni parigini, Peki stringe amicizia con altre artiste pionieristiche del Carrousel, tra cui Coccinelle e April Ashley. Oltre ai documenti, le testimonianze delle sue colleghe e amiche del Carrousel sono fondamentali per comprendere sia l'aspetto umano che quello pratico della trasformazione di Amanda.
La Testimonianza di Coccinelle: Dalla Chirurgia alla Fama
Coccinelle, forse la più celebre pioniera transgender d'Europa, fornisce nella sua autobiografia un resoconto intimo e di prima mano. Conferma di aver conosciuto Amanda quando era ancora "Alain T." e rivela il dettaglio più importante sulla sua transizione fisica:
Plus tard, elle se fit « rectifier » par le même chirurgien que moi.
(Traduzione: "Più tardi, si fece « rettificare » dallo stesso mio chirurgo.")
Ma la sua testimonianza va oltre, collegando la Peki d'Oslo dei cabaret alla futura celebrità internazionale. Con uno sguardo che copre decenni di storia, descrive la scelta di Amanda di celare il proprio passato una volta raggiunto il successo, scrivendo che la sua vecchia amica era diventata:
una famosissima star della disco che preferisce gettare un velo sul suo passato.
In due frasi, Coccinelle racchiude l'intera parabola di Amanda: la realtà della sua transizione e la successiva costruzione di un mito pubblico, basato tanto sulla sua arte quanto sul sapiente controllo della sua incredibile storia.
La Testimonianza di April Ashley: L'Architetto della Nuova Identità
April Ashley, modella e attivista inglese, offre un'altra prospettiva cruciale, concentrandosi sugli aspetti logistici della trasformazione. Nella sua autobiografia, "April Ashley's Odyssey", fornisce dettagli specifici e drammatici:
- Le Operazioni a Casablanca: Ashley sostiene che Peki si sia sottoposta a due distinti interventi di riassegnazione di genere a Casablanca: il primo, nel 1963, con un esito definito "disastroso", e un secondo, risolutivo, nel 1964.
- Il Matrimonio di Convenienza: Ashley si descrive come la vera e propria "architetto" della nuova identità legale di Amanda. Afferma di aver orchestrato lei il matrimonio a Londra con lo studente scozzese Morgan Paul Lear e, dettaglio fondamentale, di aver pagato di tasca propria le 50 sterline necessarie per convincere il giovane a sposarla.
Se la testimonianza di Coccinelle conferma la transizione fisica, quella di April Ashley illumina i passi pratici e legali, spesso rocamboleschi, necessari per far nascere ufficialmente "Amanda Lear" agli occhi del mondo.
La Testimonianza di Vicky Tiel: Musa di Dalí, Icona di Moda
A confermare la storia di Amanda Lear è anche la celebre stilista americana Vicky Tiel. Nel suo libro di memorie, "It's All About the Dress", Tiel racconta di quando assunse Amanda come modella per la sua prima sfilata di moda a Parigi. L'agente di Amanda la presentò chiaramente come "ex Peki d'Oslo, una popolare female impersonator".
Tiel descrive anche la lunga e intima relazione di Amanda con Salvador Dalí, che definisce il suo "fidanzato di molti anni". Riporta aneddoti surreali, come quando Amanda entrò nella sua boutique annunciando scherzosamente di essere incinta, indicando Dalí. Secondo la stilista, fu proprio l'ambiguità fisica di Amanda a renderla la musa perfetta per il pittore, affascinato dal suo "corpo ermafrodito" al punto da farne il soggetto di numerosi dipinti. La reazione di Tiel fu pragmatica e rappresentativa della Parigi dell'epoca: "Finché sta bene con i vestiti addosso, ha un lavoro!".
1961, Roma: La Prima Apparizione di "Amanda"
Prima ancora di diventare la celebre "Peki D'Oslo", la trasformazione di Alain Tap in Amanda era già in uno stadio avanzato. Un documento emblematico, un articolo del settimanale "Lo Specchio" del 1961, fornisce una prova schiacciante.
Intitolato "Amanda-show dopo mezzanotte", riporta le parole esatte che Amanda pronunciava durante le sue esibizioni al night club "Caprice" di Milano. Rivolgendosi a uno spettatore, dichiarava apertamente la sua identità:
Io sono, caro signore, tanto perché lei non si faccia idee sbagliate, monsieur Alain Louis René Maurice Tap. Dei Tap, naturalmente. E sono nato a Saigon, ex-Indocina francese, 22 anni or sono.
Grazie alla pagina Amanda Lear Without Ambiguities
La Trasformazione e il Matrimonio a Londra
Il percorso descritto dalle amiche culmina con l'atto legale a Londra. Il certificato di matrimonio ufficiale attesta che l'11 dicembre 1965, nel distretto di Chelsea, Amanda Tap, modella di 26 anni, sposa Morgan Paul Lear, acquisendo così legalmente il cognome con cui diventerà un'icona. Da quel momento, nasce ufficialmente Amanda Lear, con un passaporto britannico e un nuovo cognome.
Le Prove Fisiche: Un'Identità Inconfutabile
Oltre ai documenti, una serie di confronti biometrici e fisici dimostra senza ombra di dubbio che Alain Tap, Peki d'Oslo e Amanda Lear sono la stessa persona.
- I Segni Particolari: Confronti fotografici evidenziano la perfetta corrispondenza di un neo caratteristico sulla guancia/mento e di un altro sul braccio, presenti identici nelle foto di Peki e in quelle successive di Amanda.
- La Struttura Dentale: L'analisi dei sorrisi mostra che la forma e la disposizione degli incisivi laterali e centrali inferiori di Peki d'Oslo e Amanda Lear sono le medesime.
- La Calligrafia: La grafia di una dedica firmata "Péki" e quella di una firmata "Amanda" mostrano tratti calligrafici identici, in particolare nella forma delle lettere e nell'inclinazione.
- Il Profilo Facciale: Il confronto tra il profilo di Alain Tap e quello di Amanda Lear mostra una corrispondenza perfetta nella struttura ossea: naso, mascella, linea del volto.

Il Mistero come Strategia di Marketing
Negli anni '70, lanciata la sua carriera di cantante con una voce profonda e inconfondibile, Amanda Lear capitalizzò sul mistero che la circondava. La sua versione ufficiale, ribadita anche in una celebre intervista del 2018 a Mara Venier, è di aver creato lei stessa la voce sulla sua presunta identità maschile per farsi pubblicità. "Ho fatto tutto io," ha dichiarato, "Non sapevo cantare e mi serviva pubblicità. Con la mia voce particolare si poteva credere che fossi un uomo e ci ho giocato."
Tuttavia, come dimostrano gli articoli di giornale dell'epoca (come quello di "Oggi" del 1967 che la definiva "la più bella modella di Francia") e le testimonianze di chi la conosceva, le voci sulla sua origine erano già ampiamente diffuse ben prima del suo debutto discografico, semplicemente perché corrispondevano alla verità del suo percorso.
"Enigma": Due Leggende, Due Percorsi
L'imminente documentario HBO "Enigma", in uscita il 24 giugno, è destinato a riaccendere i riflettori su questa storia. Il progetto, diretto da Zackary Drucker, esplorerà le vite divergenti di Amanda Lear e April Ashley. Non si propone come un verdetto finale, ma come un ritratto a due voci: da un lato la trasparenza di April, che ha fatto della sua identità una bandiera, dall'altro il mistero di Amanda, che ha scelto di fare della sua vita un'opera d'arte enigmatica.
In conclusione, la verità documentata non diminuisce l'incredibile statura del personaggio Amanda Lear. Al contrario, la arricchisce. Rivela una pioniera che ha affrontato un percorso di affermazione personale in tempi difficili, per poi avere il genio di trasformare la sua stessa vita in una leggenda affascinante e immortale. E forse Amanda Lear non ha mai mentito: ha solo raccontato la verità come un’opera d’arte (E se non era vera, era comunque favolosa.)