In uno degli ultimi episodi di Fashion Neurosis, la cantante delle Hole si racconta come solo lei può fare: tra uno scazzo con David Bowie e una confessione su Gwyneth Paltrow, la sua vita sembra un patchwork di genio autodistruttivo e glamour da svendita.
Moda come Trauma Familiare (con Birkenstock come nemesi capitalista da quattro soldi)
Courtney apre l’intervista spiegando che già da bambina si “costumizzava” da sola. C’era una coerenza stilistica nel suo caos estetico: sottovesti in stile edoardiano, colletti Peter Pan, pizzi gotici e drammi sartoriali da collegio neozelandese. E poi l’odio viscerale per le Birkenstock:
Le ho comprate su GOOP. Le ho indossate un giorno. Erano peggio della depressione.
Il suo giudizio sulle calzature di Gwyneth è un capolavoro di brutalismo fashion. Nella sua narrazione, le scarpe diventano simboli morali, quasi delle prove tangibili della miseria borghese. Quel riferimento a GOOP non è casuale: è un dardo avvelenato contro il lifestyle patinato e radical-chic, la finta semplicità che puzza di soldi. Courtney, con la sua sfacciataggine proletaria (almeno in apparenza), non si compra le scarpe "spirituali" dalla diva di Hollywood. Lei, le scarpe, se le procurava in modi molto meno ortodossi.
"Mi facevo arrestare per avere la mugshot da rockstar"
Già a 12 anni, Courtney capisce che la ribellione vende bene. Si fa beccare a rubare magliette da Woolworth per ottenere la tanto agognata foto segnaletica.
Volevo diventare famosa. E la mugshot serviva.
È la versione tossica di “manifestare l’universo”, ma con l’aggiunta di furto minorile e top a tubino. Una proto-influencer che usava la polizia come un fottuto stylist personale. Altro che Chiara Ferragni, qui siamo su un altro livello di genio malato.
Strip Club, Pali e Bette Davis Eyes: Il Vero Rock 'n' Roll
Courtney racconta senza vergogna del suo periodo da spogliarellista, un lavoro scelto più per istinto che per vocazione, ma comunque vissuto come un atto di appropriazione:
Non ero la più carina. Ma inchiodavo quel palo. Ho imparato la chitarra mentre facevo pole dance.
Icona queer e autodidatta, con le mani distrutte dal palo e le dita dure da accordare. Nessuno ha mai reso il bodyshaming così così fottutamente punk. Una vera maestra di vita, altro che guru del benessere.
Al palo, si spaccava la schiena con un repertorio che era la soundtrack della sua vita sbandata, un mix di "Jukebox Hero" dei Foreigner e, soprattutto, Bette Davis Eyes, un pezzo che, a detta sua, usava "senza sosta" per inchiodare il palo.
Ma anche quando non era sul palco di uno strip club, la colonna sonora della sua vita continuava a creare scompiglio, soprattutto nel piano di sotto, dove viveva David Bowie.
David Bowie, vicino snob (e hater dei Fleetwood Mac)
Uno dei momenti più surreali dell’intervista arriva quando Courtney racconta che, mentre abitava sotto David Bowie, si vede costretta a cambiare musica:
Mi chiamano dalla portineria: ‘Al signor Bowie non piace la tua musica.’ Stavo ascoltando Rumours dei Fleetwood Mac. Ero tipo… è uno scherzo?
Cioè: Bowie che ti bussa, non per il volume, ma per i tuoi gusti musicali. Il Duca Bianco, l'icona dell'avanguardia, si rivela un boomer del vinile che rompe i coglioni.
La Dicotomia di Hollywood: Trollare con la Lingerie
Courtney non è mai stata una che seguiva le regole, figuriamoci quelle da tappeto rosso. Ha confessato che il suo famoso abito Versace agli Oscar, non era una scelta di alta moda per farsi bella, ma un vero e proprio atto di guerriglia glam. Era, come dice lei, un "troll". Indossare una sottoveste bianca in seta a un evento del genere era un fottuto schiaffo in faccia all'ipocrisia di Hollywood, al suo perbenismo fasullo e al suo culto della "bimbetta" di turno. Mentre tutti si aspettavano la solita icona punk che faceva la scema, lei ha ribaltato il tavolo presentandosi in lingerie, dimostrando che il vero scandalo non è ciò che indossi, ma come lo porti, e soprattutto, quanto li mandi a fanculo mentre lo fai.
Femminismo, sorellanza, e una nipotina trans di 4 anni
Courtney fa anche un salto nel presente, raccontando del suo tour con Lana Del Rey e di quando ha incontrato per la prima volta la sua nipotina trans:
Aveva 4 anni. E ho pensato: questa è la mia famiglia.
Non c’è bisogno di spiegazioni. Il suo queerismo è implicito, viscerale, tenero e mai ideologico. È un gesto, non un post su Instagram da quattro soldi. Una lezione di inclusività più potente di mille manifesti da salotto radical-chic.
Shakespeare, Nabokov e la memoria come forma di intelligenza
Courtney non si definisce intellettuale. Ma cita Shakespeare, Jabberwocky, e Lolita come se fossero stati suoi coinquilini.
Ho un’ottima memoria. E leggo poesia. Per piacere.
Non ha finito l’università, ma potrebbe bullizzare metà dei critici letterari, dimostrando che la vera cultura non si impara sui banchi, ma sulla strada, e nel fottuto caos della vita vera.
Sesso, Amore e "Benefit": A 60 Anni non si Mette la Testa a Posto
A sessant'anni, la vedova di Kurt Cobain non ha certo messo la testa a posto con la pensione. Anzi. Ha rivelato di aver optato per una relazione decisamente più "libertina", con un misterioso "amico di letto" di cui non fa il nome – perché, dice, "c’è gelosia intorno a quella persona". Sembra che l'amore, per Courtney, sia ancora un campo minato, dove i "benefit" contano più delle etichette e il passato da triangolo amoroso (con tanto di rifiuto) è solo un'altra cicatrice da sfoggiare. Non la solita storia di red carpet e fidanzamenti formali, ma l'ennesima dimostrazione che a lei delle convenzioni non gliene è mai fregato un cazzo.
La sobrietà? Non è un TED Talk
Il passaggio finale è quello più disarmante. Courtney si dice grata. Grata di essere viva, grata per la figlia (sì, quella Frances Bean che ce l'ha fatta, ha un nipote e pure un bel matrimonio, a differenza della sua genitrice) grata per il suo terapeuta lacaniano, e grata al metodo Allen Carr per averla aiutata a smettere di fumare.
Non dovrei essere viva. Ma lo sono. E sono fortunata.
In quel momento capisci che dietro gli urli, gli scandali, i pali e le Versace c’è una donna che ha scelto di sopravvivere. A modo suo. Senza filtri, senza la retorica da salotto buono, solo la cruda verità di chi ha visto l'inferno e ne è tornata, un po' ammaccata, ma gloriosamente integra.
Courtney Love è l’anti-eroina che il rock ha cercato di mettere a tacere, e che invece urla ancora addosso ai microfoni rotti del sistema.
Troppo intelligente per fare la groupie. Troppo sfacciata per piacere ai Grammy. In un mondo taroccato, lei è l’ultima cosa autentica rimasta: una bomba emotiva con il rossetto sbavato.