Noah Cyrus e il dolore country di "I Want My Loved Ones to Go With Me"



Ok: se il tuo cervello si blocca su Cyrus e ti fa pensare a Miley che twerka sul cazzo di Robin Thicke, fermati. Anzi, fai di più: riconosci che Miley si è fatta il culo per arrivare dove è, ed è pure cresciuta e tornata sulla retta via. Ma qui non parliamo di lei.

Qui parliamo di Noah Cyrus, la sorellina minore che, con il suo secondo album I Want My Loved Ones To Go With Me, ti sbatte in faccia un talento così vero, così crudo, che ti farà persino venire voglia di ricominciare la terapia. Questo suo secondo full-length è un album notevole e inaspettatamente maturo. Non è un album pop, sia chiaro. Il disco non è "easy listening" per chi si aspetta la canzoncina da radio. Le 11 tracce sono un ponte tra lo storytelling crudo e i suoni classici del country e del folk che ricordano i '70, ma con un'anima decisamente più sporca.

La cosa che colpisce di più è la sua crescita come cantante. La sua voce è potente ma incredibilmente contenuta, con un timbro cristallino e una profondità che non ti aspetteresti dalla sua età. Se ascolti bene, capisci quanto controllo ha e quanta intensità riesce a mettere in quelle note lunghe che ti entrano dentro, scarnificando ogni tua difesa. Si sente che ha trovato la sua voce, ed è un urlo contenuto, un'anima vecchia intrappolata in un corpo giovane che ha visto troppo.

Ci sono diverse gemme, ma la vittoria schiacciante va al duetto con Robin Pecknold dei Fleet Foxes, “Don’t Put It All on Me”. Le loro voci si fondono divinamente su quella melodia malinconica e quei testi che ti strappano un sospiro: “You couldn’t be honest with me, but I know you tried to / Beauty can blind you, don’t put it all on me.” E il bello è che questa è stata scritta dal fratello maggiore Braison.

Non solo: Noah ha persino coverizzato la primissima canzone che papà Billy Ray abbia mai scritto, "With You". Si vede che il karma familiare sta iniziando a girare per il verso giusto. E vola alto anche nei duetti con Ella Langley  ("Way of the World", più ritmata) e con Blake Shelton ("New Country").

Ed è proprio in "New Country", che il baritono robusto di Shelton si fonde alla perfezione con la voce fumosa e straziante di Noah, evocando perfino sfumature della sorella Miley. Il brano bilancia il suo taglio crudo con un'anima country profonda, creando un mix inaspettato ma perfettamente allineato. Il video musicale è uscito oggi in concomitanza con l'album.

Ma la vera ciccia arriva quando Noah non si fa problemi a buttare fuori il fango. In 'What's It All For?' chiede senza filtri: “Perché avere una famiglia se non è quello che vuoi? / Perché avere un figlio che non sai come amare?”. Boom. Diretta ai denti di mamma e papà.

Il picco di cinismo quasi cosmico arriva in 'Way Of The World', il momento in cui ogni figlio capisce che la magia è finita: “Crescendo, ti scontri con la verità / Che i tuoi genitori sono persone e incasinate come te”. È la triste, lurida epifania che i tuoi eroi d'infanzia sono solo due tizi fallibili che a un certo punto hanno deciso di procreare. Benvenuti nel mondo, ragazzi.

Noah ha spento 25 candeline a gennaio, e questa nuova maturità si sente in ogni nota. Non è un caso che abbia iniziato a mettere mano anche alla produzione con Mike Crossey. 

Ho imparato a fidarmi del mio istinto come cantautrice

ha detto Noah. 

È la prima volta che ho crediti come produttrice, e sono davvero orgogliosa di me stessa

Ha imparato a "guidare se stessa come musicista", e si sente.

Questa del country non è una moda, per Noah. È un ritorno a casa. 

Più libertà ho avuto, più ho messo me stessa nel disco, tornando metaforicamente e letteralmente alle mie radici. C'è così tanta della mia bambina interiore in questa musica.

E la sua scelta di abbracciare le sonorità country e folk non è una tendenza, ma un destino. Nonostante il boom del genere in America, lei lo fa perché ce l'ha nel sangue, perché è la sua "eredità".

Insomma, il punto è questo: liquidare Noah Cyrus solo per il suo cognome è da coglioni. I Want My Loved Ones To Go With Me è la prova lampante che dietro il suo cognome famoso c'è un vero, fottutissimo talento.