
Alla fine il pene minuscolo di Trump è riuscito dove non ce l’ha fatta nessun avversario politico: far incazzare la Casa Bianca e i vertici di Paramount allo stesso tempo.
South Park è tornato. E lo ha fatto nel modo più South Park possibile: sparando a zero su Trump, la censura, l’AI, Satana e i maschi etero narcisisti convinti di essere Gesù.
L’episodio: sermoni, risarcimenti e propaganda
Il primo episodio della 27ª stagione, intitolato Sermon on the ‘Mount, parte da una premessa grottesca e verosimile come solo Parker & Stone sanno fare: Trump fa causa alla cittadina di South Park per aver organizzato una protesta contro di lui.
Per evitare il disastro, interviene Gesù in persona (che in South Park è tipo il vicino di casa saggio con un talk show), consigliando ai protagonisti di accettare l’accordo proposto dal presidente: un risarcimento milionario e la trasmissione di un messaggio a supporto della sua fazione politica. Sembra un’intesa alla buona, ma si trasforma presto in un delirio mistico-tecnologico.
Il deep fake messianico nel deserto
Nel cuore dell’episodio c’è un finto spot elettorale generato con intelligenza artificiale, in cui Trump (o meglio, un deep fake iperrealistico) si spoglia nel deserto come un novello Cristo post-moderno. Affronta il caldo, il vento, la polvere e il giudizio degli algoritmi per l’America.
E mentre la musica epica sale, il presidente si toglie tutto e compare il suo pene minuscolo. Nessuna censura, niente pixel, solo un piccolo batacchio con una vocina tenera e inquietante. E poi lo slogan:
Trump. Il suo pene è piccolissimo, ma il suo amore per noi è immenso
La scena è talmente assurda da sembrare un sogno febbrile di Elon Musk, ma è tutto vero. Anzi, i creatori hanno raccontato durante il Comic-Con di San Diego che hanno dovuto litigare con Comedy Central per mantenere la scena intatta, senza censure ai genitali del presidente. E no, non è nemmeno la parte più estrema.
Satana dice “no, grazie”
In un altro momento cult dell’episodio, Trump irrompe nella camera da letto della Casa Bianca, dove ad aspettarlo non c’è Melania, ma Satana in boxer rossi, uno dei personaggi più longevi della serie (memorabili i suoi ex, da Saddam Hussein in giù).
Il presidente cerca disperatamente attenzioni, tenta la carta del martirio sessuale, ma Satana non ci sta. Lo rifiuta. Senza pietà sottolineando, ancora una volta, le piccole dimensioni del suo pene.
Trump viene friendzonato dall’Inferno.
La Casa Bianca impazzisce
Ovviamente, la reazione ufficiale della Casa Bianca non si è fatta attendere. Il portavoce Taylor Rogers ha definito South Park “irrilevante da vent’anni”, accusando la sinistra di ipocrisia per idolatrare uno show che in passato definivano offensivo.
Ma la polemica non finisce lì: Paramount, che produce South Park attraverso Comedy Central, aveva da poco siglato un accordo milionario con Trump per chiudere una causa legata a un’intervista di 60 Minutes a Kamala Harris. Proprio mentre i creatori firmavano un nuovo contratto quinquennale da 1,5 miliardi di dollari con la stessa Paramount per 50 nuovi episodi e tutti i diritti di streaming.
Insomma, il pene di Trump è diventato un incidente diplomatico.
Il pisello parlante come atto politico
Dietro il trash c’è la sostanza: South Park ci ricorda che l’assurdo è il linguaggio perfetto per raccontare l’America contemporanea. Tra deep fake, martiri artificiali, e presidenti che si credono messia in mutande, il pisello parlante di Trump diventa una satira feroce del culto della personalità e del consenso tossico.
Mentre la satira mainstream si autocensura, South Park raddoppia: usa l’AI per mostrare il potere che si spoglia (letteralmente) e ci fa ridere mentre affoga nei suoi stessi deliri.
E la domanda finale è una sola:
Chi ha più palle? Il cartone animato con un pisello parlante o i politici che si coprono gli occhi mentre l’AI gli toglie le mutande?