
Nel 2025, mentre il mondo brucia tra guerre, intelligenza artificiale e un ritorno di Trump che sembra una stagione scartata di Black Mirror, Rolling Stone Italia trova il coraggio di intervistare Ilona Staller, in arte Cicciolina, e improvvisamente ci ritroviamo catapultati in un universo parallelo dove il porno era un atto politico e l’innocenza una provocazione calcolata.
E mentre le nuove dive di TikTok si definiscono "liberate" per aver messo un emoji di pesca e il loro link OnlyFans nella bio, Cicciolina se la ride da Budapest, con 70 anni sulle spalle e più rivoluzioni tra le gambe che la sinistra italiana intera negli ultimi trent’anni.
La regina madre del porno politico, precorritrice dell’influencer marketing vaginale, ha deciso di ricordarci chi ha inventato davvero il concetto di empowerment. E non era Chiara Ferragni, ma una pornostar col fiore tra i capelli e un seggio in Parlamento.
Dal porno alla politica (passando per Montecitorio)
Cicciolina non è solo un nome da annali del costume, è una forza della natura che continua a provocare, a spettegolare e a pretendere il suo giusto posto nella storia, tra inediti musicali con Morricone e sberle epiche a Rocco Siffredi.
Ilona Staller è stata molto più di una pornostar. È stata la prima donna nella storia eletta al Parlamento con alle spalle (e davanti) una carriera nel porno. Era il 1987. All’epoca, la parola “sex positive” non esisteva nemmeno, e i corpi nudi in TV si vedevano solo se incorniciati da una tenda rossa e da un monoscopio della RAI.
Ilona parlava di sesso, aborto, carcere, ecologia, e soprattutto pace. Lo faceva in topless. E quando tutti gridavano allo scandalo, lei rispondeva con una carezza e un sorriso da cartone animato erotico.
Cicciolina 2025: “Ho 70 anni, il mio corpo è ancora una rivoluzione”
L’intervista non è una semplice operazione nostalgia. È un monito.
Oggi se mostri un seno, ti censurano. Se parli di sesso, ti danno della zoccola. Il mondo è tornato indietro
Parla del suo corpo come arma di pace, del sesso come forma di comunicazione, e del fatto che la cancel culture ha trasformato le nuove generazioni in creature che vogliono essere scandalizzate.
Mi chiamavano volgare, ma ho sempre detto la verità. Il problema non era il mio seno, ma il fatto che non si poteva controllare
Ma Cicciolina non è mai rimasta ferma in un ruolo. In questa intervista racconta che “si incontrava spesso con Anna Oxa” (e già ci aspettiamo la querela), che Patty Pravo è una grande amica e che un giorno la fece salire sul palco durante un live per dedicarle una canzone.
Nel bel mezzo dell’intervista, Ilona cita anche alcuni episodi dimenticati del suo passato da performer. Tipo quando nel 1978 avrebbe dovuto presentare a Sanremo un duetto con Franco Franchi: Cappuccetto Rosso, favola sexy in cui lei fa la lolita e lui il lupo grosso grosso. Ma la RAI disse no, perché i peli pubici erano ancora considerati più pericolosi del terrorismo.
E poi, senza alcuna ironia, sgancia la bomba:
Io punto ancora a Sanremo. Mi piacerebbe capire come arrivarci. Perché no? Dici che basta mandarla a Carlo Conti? Non sono sicura. Forse ci vuole prima che mi sostenga una major.
Se c’è giustizia nel mondo, Cappuccetto Rosso 2.0 con featuring di Myss Keta si farà.
E come dimenticare Muscolo Rosso, il disco del 1988 diventato cult tra gay, drag e maniaci del vinile soft porn. Un manifesto di libertà sessuale e provocazione allo stato puro:
Tu che sembri un manichino,
tira fuori il cazzo duro
Ti faccio un pompinoooo…
Voglio il cazzooo, vestito di pelle
il cazzooo, più duro del muro
il cazzooo, nel buco del culo
il cazzo che mi sfonderà-à…
insieme a me schizzerà
Un inno, un grido, una dichiarazione d'intenti che fa accendere i flash dei cellulari nei club. Perché, come dice Ilona, "È provocatoria ma anche satirica". E noi aggiungiamo: immortale.
Intanto, Cicciolina ne approfitta per dire la sua anche su un altro palco molto frequentato dalle nuove generazioni: OnlyFans.
Fanno bene le ragazze a utilizzarlo. Ho visto un’intervista a una che guadagna 15-20mila euro al mese. In un’Italia in crisi dal punto di vista occupazionale, almeno non sfrutta il corpo degli altri, ma il proprio
Poi, senza neanche bisogno che l’intervistatore faccia nomi, affonda il colpo:
Non come fa quel pornodivo ben noto, che sfruttava il corpo delle ragazze maltrattandole nei provini e poi manco le pagava…
Sì, parla di Rocco Siffredi:
Lo conoscete tutti. Le ragazze lo hanno accusato. Perché devono essere condannate le donne che utilizzano il proprio corpo liberamente, mentre un uomo che sfrutta le donne per il suo tornaconto personale no?
E poi giù la stangata definitiva:
Quello lo conosco bene, l’abbiamo lanciato io, Riccardo Schicchi e Moana Pozzi. Lui nega tutto, ma dovrebbe ancora oggi baciarmi i piedi mentre cammino, per averlo aiutato a diventare qualcuno. Soprattutto quando non era davvero nessuno
Cicciolina oggi è disillusa, ma non pentita. Ha visto il mondo cambiare, tornare indietro, e ripartire storto. Ma il suo corpo, come lei stessa dice, è ancora una dichiarazione politica. Ed è vero: mentre ci affanniamo a inserire “she/her” nelle bio e a discutere se la rappresentazione queer nei film Marvel sia abbastanza, lei ci ricorda che un tempo una donna faceva tremare Montecitorio con una tetta scoperta e una rosa in mano.
Nostalgia del futuro
Il mondo ha bisogno di Cicciolina. Ma non come meme o personaggio da talk show, bensì come monito vivente. Come testimone di un’epoca in cui l’indecenza non era calcolata, ma istintiva. In cui il porno era più politico di un editoriale su Domani. E in cui nessuna performer aveva bisogno di spiegare se il suo contenuto fosse “empowering” o meno. Lo era, punto.
Mentre noi ancora discutiamo su cosa sia arte, attivismo, pornografia, identità, lei ci guarda da Budapest, con una gonna a balze, un fiore tra i capelli e la consapevolezza di aver già fatto tutto. Meglio di chiunque altro.