C'è un calore specifico che solo Ethel Cain sa creare. È un'umidità appiccicosa, un'aria che sa di fieno, bibbie lasciate al sole e peccati che stanno per essere commessi. Il suo nuovo singolo, ‘Fuck Me Eyes’ è un'immersione in un'acqua santa e stagnante. Synth avvolgenti, un'atmosfera shoegaze che ti culla e la voce di Ethel, un sussurro talmente trattenuto che sembra stia per venire o per confessare un omicidio.
Il brano, che anticipa il nuovo album ‘Willoughby Tucker, I’ll Always Love You’ in uscita l'8 agosto, è la demo più vecchia del disco, scritta cinque anni fa. Una lettera d'amore all'archetipo più crudele del gotico americano: la ragazza perfetta, la reginetta del ballo che tutti desiderano in segreto e condannano in pubblico come la "puttana del paese". È una "Bette Davis Eyes" per la generazione Z spogliata del glamour anni '80 e che ha sostituito le spalline con il trauma religioso e la sigaretta con lo Xanax.
E quando sussurra “Boy, if you're not scared of Jesus, fuck around and come find out” capisci che non è una canzone. È una minaccia. È un’esca. È una bestemmia vestita da ballata.
Il suo è un esercizio di moderazione vocale impressionante. Il sound è cinematografico, evoca le atmosfere de The Virgin Suicides, ma il messaggio è diverso. Non è una resa.
È una canzone sulla catarsi, sulla consapevolezza di una giovane donna che rivendica la propria sessualità pur sapendo che non le darà ciò che cerca davvero: un cuore che resti. È la realizzazione che se il sesso a volte è un guscio vuoto, non significa che debba essere per forza triste. È capire che avere bisogno di qualcosa di più non ti rende debole, ti rende umana.
Ethel Cain ha scritto la "Bette Davis Eyes" per i queer depressi con un trauma religioso. È per chiunque conosca lo sguardo di chi ti vuole scopare ma non ti sposerebbe mai, per chiunque sappia che la santità e la perversione sono solo due modi diversi di inginocchiarsi.
Quindi premete play. La confessione può aspettare.